Vorrei convertire/costruire un impianto biogas, ma non ho la possibilità di investire somme onerose per l’acquisto dell’impianto di produzione del biometano, come posso fare per minimizzare i rischi?

Certamente l’azienda agricola che voglia diventare produttore di Biometano deve affrontare degli investimenti importanti, oltre a notevoli rischi, alcuni dei quali legati all’andamento altalenante del prezzo del metano. Il modello di business proposto da Sapio prevede forme di collaborazione con l’azienda agricola che vanno dalla costituzione di società di scopo (SPV) fino all’acquisto dell’impianto di biogas; ciò consente all’azienda agricola di minimizzare gli investimenti e anche i rischi, rendendo il progetto sostenibile e bancabile.

Vorrei convertire/costruire un impianto biogas, ma non ho esperienza sulla produzione di biometano, come posso fare per minimizzare i rischi?

L’azienda agricola possiede certamente competenze ed esperienza di gestione biologica ed agronomica, difficilmente dispone di quelle tecniche, chimiche, di sicurezza tipiche di un impianto di produzione di Biometano. In che modo colmare questo gap? Affidandosi al modello di business proposto da Sapio, che prevede forme di collaborazione con l’azienda agricola che vanno dalla costituzione di società di scopo (SPV) fino all’acquisto dell’impianto di biogas; questo modello consente di integrare le competenze tecniche distintive dei due soggetti, produttore di biogas (azienda agricola) da un lato, e produttore di biometano (Sapio) dall’altra, in modo da garantire la sostenibilità operativa di tutto il progetto, minimizzando i rischi legati alla presenza di una catena del valore lunga e complessa.

E’ vero che il decreto biometano favorisce la conversione degli impianti alimentati a F.O.R.S.U. e penalizza quelli di origine agricola?

Gli impianti alimentati a F.O.R.S.U. che vogliano convertire a biometano possono contare su ricavi derivanti dalla tariffa di conferimento rifiuti, dall’altra parte devono sostenere investimenti sulla parte di pre trattamento e trattamento rifiuti che, a parità di produzione, si prospettano molto più onerosi rispetto ad un impianto di origine agricola, pari a più del doppio. Prova ne sia il fatto che ad oggi il biometano da F.O.R.S.U. viene prodotto esclusivamente da grandi aziende municipalizzate che sono integrate nel ciclo di raccolta rifiuti, e perciò possono contare su disponibilità certe, inoltre hanno la capacità di calmierare la variabilità della tariffa di conferimento, prevista in discesa nel medio periodo.
L’azienda agricola, nell’affrontare un progetto a biometano, intravede una serie di criticità legate alla presenza di una filiera lunga e complessa, nella quale sono richieste competenze specifiche e capacità finanziarie difficilmente disponibili. Tali criticità possono essere superate con il modello di business proposto da Sapio, che consente all’azienda partner di minimizzare gli investimenti e anche i rischi, rendendo il progetto sostenibile e bancabile.

La remunerazione di un progetto biometano è legata all’incentivo e alla vendita del metano prodotto. Alla luce delle recenti diminuzioni del prezzo del gas naturale, è ancora conveniente produrre biometano?

La convenienza di un impianto biometano è effettivamente legata al prezzo di vendita del prodotto; i trend attuali mettono in luce che la quota derivante da tale vendita riesce a coprire solo i costi operativi per gli impianti di raffinazione (upgrading) e di immissione in rete del gas. Il modello di business proposto da SAPIO si basa su un accordo commerciale per l’acquisto del biogas, così come prodotto dal digestore, e non prevede nessun costo operativo per la sezione di raffinazione. Il modello, quindi, permette al produttore di biogas di migliorare il proprio conto economico ed evitare gli shock di prezzo legati all’andamento dei mercati energetici.

Il mio impianto godrà ancora di 6-7 anni di incentivo sull’elettrico, non mi conviene aspettare la scadenza della T.O. prima di convertire a biometano?

Se l’obiettivo è quello di prolungare la vita dell’impianto trasformandolo in azienda permanente, conviene optare per la conversione a biometano, anche parziale, che ha scadenza il 31.12.2022; ciò comporta la necessità di iniziare a produrre biometano entro tale data. Considerando tale ipotesi e una conversione parziale del 30% a biometano, la rinuncia agli incentivi della T.O. sarà parziale e per un periodo limitato di 3-4 anni. La rinuncia al periodo residuo a T.O. può, in quest’ottica, essere considerata come un investimento per poter prolungare la vita utile del bene.

Il mio impianto è entrato in funzione nel 2013 con incentivo sull’elettrico ridotto, mi conviene convertirlo a biometano?

Conviene certamente convertire con eventuale ampliamento di taglia dell’impianto, perché questo consentirà di portare in utile un’attuale situazione di sofferenza gestionale.

Per convertire a biometano dovrò affrontare costi molto più alti per la dieta del digestore?

No, il costo potrebbe anche essere decisamente inferiore rispetto ad una dieta basata sull’insilato di mais. Bisogna però mettere a punto un piano dieta corretto, nel rispetto del decreto e secondo la varietà dei prodotti disponibili nell’area territoriale in cui sorge l’impianto e di quelli eventualmente provenienti da colture di copertura.

Se converto il mio impianto da biogas a biometano avrò degli incentivi più bassi rispetto all’elettrico?

E’ vero, l’incentivo per la produzione di biometano per unità di potenza (KW elettrico equivalente) è meno remunerativo, però offre la possibilità di dare nuova vita all’impianto di biogas, che diventa un’azienda permanente. La redditività può essere ricercata ampliando la taglia dell’impianto (es. da 1MW a 2MWe eq.) e prevedendo una dieta conforme al decreto. 
Esiste poi la possibilità di procedere con una conversione parziale dell’impianto nei tre anni che precedono la scadenza dell’incentivo sull’elettrico; in questo caso solo il 30% dell’impianto verrebbe destinato alla produzione di biometano, mentre il restante 70% verrebbe mantenuto ad elettrico. Al termine dei tre anni, questo restante 70% può essere riconvertito a biometano, anche successivamente alla data di scadenza del decreto, beneficiando degli stessi incentivi della quota di impianto già riconvertita. Quanto sopra diventa economicamente più sostenibile se la taglia dell’impianto viene ampliata. Se l’impianto iniziale, ad esempio, da 1 MW lo si amplia a 2, nel periodo transitorio si destina alla produzione di biometano 1,3 MW, mentre 0,7 MW rimane a T.O.

E’ vero che ci sarà una proroga sull’incentivo elettrico per gli impianti di biogas entrati in funzione prima del 2007?

Sì, questa norma riguarda circa 30 impianti entrati in esercizio prima del 31 dicembre 2007 che non hanno avuto modo di riconvertire la produzione di biometano; tali impianti potranno continuare ad usufruire per un massimo di altri 15 anni di un incentivo sull’energia elettrica. Gli incentivi vengono erogati a condizione che gli impianti:

  1. Utilizzino per la dieta del digestore almeno il 40% in peso di effluenti zootecnici
  2. Riconvertano la loro produzione giornaliera secondo un regime programmabile definito annualmente da Terna Spa; ciò significa che gli impianti lavoreranno a regime per un numero di ore/anno decisamente inferiore rispetto a quello attuale

Inoltre l’incentivo sarà definito entro fine marzo con decreto del Ministro dello Sviluppo economico, previo parere favorevole della Commissione europea sulla possibile interpretazione del nuovo incentivo come “aiuto di stato”; l’entità dell’incentivo si prevede decisamente inferiore rispetto agli attuali 0,28€/Kwh

Ma se vengono prorogati gli incentivi per gli impianti entrati in funzione prima del 2007, non è molto probabile che lo stesso avvenga anche per quelli entrati in funzione negli anni successivi?

In realtà non è così probabile, perché innanzitutto il provvedimento riguarda non più di 30 impianti, che non hanno potuto usufruire degli incentivi legati al biometano, in quanto al di fuori dai tempi previsti per poter convertire la produzione.
Inoltre le risorse e le coperture necessarie sembrerebbero favorire la produzione di biometano, sia perché il sistema incentivante del biometano non dipende da stanziamenti ministeriali e quindi non si può configurare quale aiuto di stato, sia perché la produzione di biometano destinato all’auto trazione rientra negli obiettivi europei, recepiti a livello nazionale, sulla decarbonizzazione dei trasporti.

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